Il ritiro francofono è la nostra famiglia, è la nostra casa, è la nostra famiglia spirituale. Ci sono persone che sono venute per condividere la gioia col sangha. È primavera e ci sono persone che sono venute con della sofferenza per trasformarla. Saremo insieme come un sangha, come una comunità, come una famiglia, condivideremo, ci sosterremo nella pratica della trasformazione e della guarigione. Se siete venuti con un carico di sofferenza nel ventre o nella testa, potete confidarlo al sangha.
Caro sangha, vi confido questa pena. Aiutatemi ad abbracciare la sofferenza in me, in modo che possa sorridere come tutti gli altri, in modo che io possa fare una profonda inspirazione e gustarmi l’inspirazione come tutti gli altri.
Bisogna avere fiducia nel sangha. Il sangha è una comunità di pratica che può generare l’energia collettiva della presenza mentale: siccome tutti praticano, questa energia collettiva generata dal sangha può penetrare in ciascuno di noi ed è questa energia che riconoscerà, abbraccerà e trasformerà il dolore che c’è in noi.
Allora bisogna fidarsi del sangha. Il sangha è come un battello che ci può trasformare. Se lanciate un sasso nel fiume, affonderà, anche se il sasso è molto piccolo, ma se avete un battello, potete trasportare tonnellate di sassi, senza affondare nel fiume.
Come individui non possiamo navigare, perché il dolore è troppo intenso, troppo pesante, ma se avete fiducia nel sangha, avete un battello. Occorre confidare la vostra pena al sangha: “Caro sangha, ecco la mia pena, ecco il mio dolore. Aiutatemi a riconoscerla, abbracciarla e trasformarla”. E l’energia collettiva può riconoscere, abbracciare e aiutare a trasformare.
La presenza mentale è il Buddha, anche il sangha è il buddha e ognuno di noi ha il seme della presenza mentale in sé e se pratichiamo il respiro consapevole, la meditazione in presenza mentale, si può entrare in contatto con questo seme e generare l’energia della presenza mentale,e con la comunità che pratica la presenza mentale si avrà un grande battello per trasportare la nostra pena, le nostre preoccupazioni, la nostra disperazione.
Allora il sangha è il salvatore, la presenza mentale è il salvatore e la presenza mentale è presente in ciascuno di noi.
Non è necessario lottare contro la sofferenza, perché la sofferenza è una parte di noi, occorre trattare la sofferenza con molta dolcezza, non bisogna fare la guerra alla sofferenza, perché la sofferenza fa parte della vita e possiamo imparare molto dalla sofferenza.
È come per un giardiniere, nel suo giardino ci sono fiori, ma c’è anche immondizia. Ma un buon giardiniere può trasformare l’immondizia in compost con cui nutrire fiori e verdura
Allora la pratica è accettare la sofferenza, abbracciare la sofferenza e trasformare la sofferenza in qualcosa che nutre. È una cosa possibile.
Non bisogna avere paura della sofferenza, bisogna guardarla in faccia con molta comprensione: “Buongiorno, sofferenza! So che sei lì, mi prenderò cura di te”.
E abbracciando la vostra sofferenza, praticate la meditazione camminata, praticate la meditazione seduta, praticate la respirazione consapevole. La sofferenza è il vostro bambino. Occorre tenerla tra le braccia con molta dolcezza, con molta gentilezza. Non bisogna lottare con la sofferenza, bisogna abbracciarla. Con la sofferenza posso camminare, posso sedermi, posso respirare, posso cucinare e nello stesso tempo posso sorridere. Sorridere a cosa? Alla vita, alla gioia e anche alla sofferenza.
Con la sofferenza in voi, potete praticare la meditazione camminata, e camminare nel Regno di Dio, nella Terra Pura del Buddha con la vostra sofferenza. Perché no?
Il Regno di Dio non è un luogo dove non esiste sofferenza. Non voglio andarci se non c’è sofferenza, non voglio mandarci i miei figli in quel luogo, perché se non c’è sofferenza i miei figli non avranno nessuna possibilità di coltivare la comprensione e la compassione. La sofferenza gioca un ruolo estremamente importante nella vita. Senza la sofferenza non avremo la possibilità di poter coltivare la comprensione, la compassione, l’amore. Si può imparare molto dalla sofferenza. È mettendosi in contatto con la sofferenza che si può cominciare a comprendere e la comprensione porta alla compassione. Perciò nella vita quotidiana ci si deve mettere in contatto con la sofferenza, la sofferenza in noi stessi e la sofferenza intorno a noi e se si comincia a guardare la sofferenza, si comincia a comprendere, la comprensione farà sbocciare la compassione ed è la compassione che ci libererà dalla sofferenza, la sofferenza in noi e la sofferenza intorno a noi nella società. Perciò occorre tornare sempre alla sofferenza in voi e dite: “Buongiorno, mia piccola sofferenza. So che sei lì, sei sempre lì, mi prenderò cura di te”. È l’insegnamento del Buddha. Il Buddha ha detto c’è la sofferenza e bisogna guardare la sofferenza in profondità, per comprenderne la natura, le sue radici. La sofferenza è la prima nobile verità e se si guarda la prima nobile verità, si guarda la seconda nobile verità, cioè la natura, la causa di questa sofferenza, se si guarda la sofferenza, se si abbraccia la sofferenza con l’energia della presenza mentale, si potrà cominciare a comprendere la natura della sofferenza, la sofferenza in noi e la sofferenza nell’altra persona. È quando c’è la comprensione della sofferenza, avete già visto la seconda nobile verità e la quarta verità si rivela, la via che conduce alla trasformazione. Questo si rivela di per sé. Perciò la prima nobile verità è la chiave. Quando si guarda in profondità quella verità, si scoprirà la seconda nobile verità, la natura della sofferenza e quando c’è la comprensione della natura della sofferenza, la quarta nobile verità si rivela, la via che conduce alla trasformazione della sofferenza. La trasformazione della sofferenza è il benessere, è la felicità, è la terza nobile verità.
Nel buddismo la sofferenza viene chiamata malessere. Occorre riconoscere che è una cosa che esiste, è una verità riconosciuta da tutti, compreso il Buddha. Se non accettate questa verità, non siete un amico del Buddha. E se si accetta che esiste la prima nobile verità, allora si deve accettare che esista la seconda, perché il malessere ha le sue radici, le sue cause. Ecco perché si deve accettare anche la seconda nobile verità, la natura del malessere.
Abbiamo vissuto in una certa maniera, abbiamo organizzato la società, la famiglia in maniera tale, che il malessere è diventato una realtà. Allora, quando si guarda in profondità il malessere, si vedono tutte le cause che hanno portato il malessere, cioè la natura del malessere, in termini di cultura, di società, di cibo, di educazione, di famiglia, di relazioni. Allora, quando si guarda, si comincia a vedere nella profondità le cause, le radici di questo malessere.
Praticare la meditazione significa avere il tempo per poter guardare, guardare in profondità e l’energia che ci aiuta a guardare profondamente è l’energia della presenza mentale.
L’energia della presenza mentale è la capacità di stabilirsi nel momento presente, corpo e respiro uniti, la capacità di riconoscere tutto ciò che accade nel momento presente. Per esempio, quando si beve una razza di tè, se mi stabilisco nel momento presente, avrò la consapevolezza, avrò la capacità di riconoscere che sono lì, sono lì perfettamente presente e sto per bere il tè. Quando si beve il tè e si sa che si sta per bere il tè, allora c’è la presenza mentale. Ma se si è assorbiti nei pensieri, se si pensa al passato o al futuro, non c’è presenza mentale. Ecco perché si può dire che la presenza mentale è l’energia che ci aiuta, ci permette di riconoscere ciò che accade nell’istante presente. Ciò che accade nell’istante presente è che sto per bere una tazza di tè, sto per fare un’inspirazione, la respirazione consapevole, la respirazione in presenza mentale.
Quando cammino, se mi concentro sui passi, allora c’è la consapevolezza del camminare, di camminare in presenza mentale.
Tutti possono generare l’energia della presenza mentale e quando c’è quella energia, siete davvero presenti, siete davvero vivi, siete nella condizione di toccare la vita in profondità. Ecco perché l’energia della presenza mentale è considerata come l’energia del Buddha, l’energia che ci permette di stabilirci nell’istante presente, per poter entrare in contatto con le meraviglie della vita che sono disponibili nel momento presente. Guardo il cielo azzurro e faccio un’inspirazione consapevole. Dico: “Inspiro e vedo il cielo azzurro”. In quel momento avete l’energia della presenza mentale che vi permette di esserci e di entrare in profondo contatto col cielo azzurro. E solo in quel momento esiste la vita. E la vera vita è possibile solo quando c’è l’energia della presenza mentale. Ad ogni respiro, ad ogni passo, potete generare l’energia della presenza mentale ed è con questa energia che potete anche guardare in profondità il vostro malessere.
La presenza mentale porta anche la concentrazione e con la concentrazione potete scoprire ciò che è nella natura del malessere. Perciò guardate il malessere con l’energia della presenza mentale e potrete scoprire la natura del malessere, comprenderete la seconda nobile verità. E quando è compresa la seconda nobile verità, si rivelerà la quarta nobile verità, il cammino, cioè il modo di vivere che conduce alla cessazione del malessere. E cos’è la terza verità? La terza verità è appunto la cessazione del malessere, cioè il benessere. Il benessere è la cessazione del malessere così come la luce è la cessazione delle tenebre.
Allora secondo il Buddha, la gioia, la felicità, il benessere sono cose possibili, possibili in quanto c’è la quarta nobile verità. La quarta nobile verità è il Nobile Sentiero, il sentiero che conduce alla cessazione del malessere. La seconda verità può essere definita come il sentiero ignobile che conduce alla sofferenza, al malessere.
Le quattro nobili verità costituiscono l’argomento del primo insegnamento offerto dal Buddha, molto semplice e allo stesso tempo molto scientifico.
Perciò è possibile guardare la sofferenza come comunità. Perché quando c’è la comunità, si può praticare insieme e si può generare l’energia collettiva della presenza mentale e questa energia collettiva è molto potente. Ciascuno di noi può trarre profitto da questa energia collettiva. Ecco perché la presenza del sangha è una cosa formidabile. Ci sono cose che non possiamo fare quando siamo soli, ma con il sangha diventa facile: la meditazione seduta, la meditazione camminata, la respirazione consapevole, il pasto in silenzio e in presenza mentale, si fanno molto facilmente con il sangha. Se siete soli, sarà molto più difficile. Col sangha è facile perché c’è un’energia collettiva generata dal sangha nella pratica e ciascuno di noi può contribuire a generare questa energia collettiva, che penetrerà in ogni persona, per poter riconoscere, abbracciare e trasformare il dolore, il malessere.
Perciò il consiglio dato dal Buddha è di non sfuggire al malessere, bisogna imparare a guardare in faccia il malessere, bisogna riconoscerlo, bisogna abbracciarlo, bisogna guardare profondamente nella sua natura, come il vostro neonato. Il malessere è una verità santa, è una verità nobile. Perché? Cosa c’è di nobile nella sofferenza? Perché a causa della sofferenza, a causa della comprensione della sofferenza, si potrà vedere il nobile sentiero che conduce alla trasformazione e alla guarigione. Ecco perché si ha bisogno del malessere, si ha bisogno della sofferenza: per poter vedere, per poter identificare la via. Se si carca di sfuggire sempre al malessere, non si avrà nessuna possibilità, ecco perché il malessere è definito come una verità santa, una verità nobile. A causa della sofferenza potremo comprendere, potremo trasformarci e guarire. Ecco perché bisogna accettare il malessere, per poter guardare in profondità e scoprirne la natura, in termini di modi di vivere, in termini di nutrimento, in termini di società, di famiglia.
Campana
Cari amici, quando praticate la meditazione camminata in presenza mentale, portate con voi il vostro dolore, il vostro malessere. Magari lo sentite nel ventre, o nella testa, ma dovete portarlo con voi. Praticate insieme, voi e il vostro dolore.
È possibile camminare nel Regno di Dio, di fare passi piacevoli, pieni di gioia, passi pieni di compassione, nel Regno di Dio, nella Pura Terra del Buddha, insieme alla sofferenza, come se la sofferenza fosse il vostro neonato, vostro figlio, quindi bisogna portarla.
Quando fate un’inspirazione, portate l’attenzione sull’inspirazione: Inspiro e so che è un’inspirazione. Invitate la sofferenza a stare con voi per fare la stessa cosa, inspiro – è un’inspirazione. Espiro – è un’espirazione. Così voi e la vostra sofferenza riconoscerete che state per fare un’inspirazione, o che state per fare un’espirazione.
Inspiro, espiro
E voi e il vostro dolore cominciate a diventare un’inspirazione, voi e il vostro dolore diventate un’espirazione. Se vi concentrate totalmente sull’inspirazione, diventate l’inspirazione. La praticate è diventare totalmente l’inspirazione e l’espirazione. Non è affatto difficile. Facendo questo c’è la presenza mentale e la concentrazione, e la concentrazione e la presenza mentale sono il Buddha in persona, lo Spirito Santo, la presenza di Gesù. Dove c’è lo Spirito Santo c’è Dio, c’è Gesù. Dove c’è la presenza mentale, c’è il Buddha. Perciò un’inspirazione fatta in presenza mentale vi porterà il Buddha.Inspiro, che bello! Espiro, sorrido
Potete farlo nella posizione seduta.sono a casa
e sull’espirazione fate un altro passo e dite:sono arrivato.
Cosa vuol dire ‘a casa’? il Buddha ha detto che la vita è disponibile soltanto nel momento presente. Il passato non c’è più il futuro non c’è ancora, c’è solo un momento in cui potete vivere la vita. È l’istante presente. Il momento presente è la vostra vera dimora, è la vostra casa. Perciò quando dico. Sono a casa. Vuol dire che sono ritornato al momento presente. Il qui e ora è l’indirizzo della vita, è l’indirizzo della mia vera casa, perciò un passo fatto in quel modo vi riporta alla vostra vera dimora, cioè al qui e ora.
Arrivate a casa perché la casa è disponibile solamente nel momento presente, perché il passato è già morto, il futuro non c’è ancora, perciò il momento presente è la vostra destinazione, la vostra vera dimora, l’indirizzo della vita. E se volete cercare Dio, se volete trovare il Regno di Dio, bisogna cercarlo, bisogna trovarlo nell’istante presente. Il Regno di Dio è ora o mai più. Anche la Terra Pura. Se desiderate entrare in contatto con Dio, con il Regno di Dio è nel momento presente che potete farlo e con una sola inspirazione, con un passo fatto in presenza mentale.
La meditazione camminata lenta si fa con passi coordinati con l’inspirazione e l’espirazione. Inspiro, faccio un passo e dico: sono a casa e quando fate l’espirazione, fate un altro passo e dite:
sono arrivato.
Sono arrivato a casa nell’istante presente, sono arrivato nella mia vera dimora, all’indirizzo della vita. Abbiamo corso per tutta la vita, abbiamo corso nelle vite precedenti. Crediamo che la felicità non sia possibile nel momento presente: ecco perché continuiamo a correre. Abbiamo l’impressione che la felicità sia possibile nel futuro. Ecco perché sacrifichiamo il momento presente per il futuro. È la pratica della maggioranza. Il Buddha ha detto che la vita è disponibile soltanto nel momento presente e voi avete un appuntamento con la vita nel momento presente e se mancate il momento presente, mancate il vostro appuntamento con la vita. Ecco perché la pratica è ritornare al momento presente. Ogni respiro vi permette di tornare al momento presente e anche ogni passo che fate vi aiuta a ritornare al momento presente.
Allora la pratica è entrare nel momento presente, per toccare la vita in profondità con tutte le sue meraviglie.
Il cielo azzurro è una meraviglia, le nuvole sono una meraviglia, gli alberi, i fiori, il viso di vostro figlio sono delle meraviglie che appartengono al Regno di Dio
E se continuate a correre, sacrificate tutto questo, perdete la vita, perdete il Regno di Dio. La pratica è il ritorno al momento presente.
Quando dico: sono a casa, sono arrivato, sono determinato a non correre più, posso vivere intensamente, profondamente ogni istante della mia vita.
Sono a casa, non ho più bisogno di correre
Sono arrivato, non ho più il bisogno di correre, perché correre è un’energia dell’abitudine, che esiste in tutti noi e che ci spinge sempre a correre e questa energia vi è stata trasmessa dai genitori, dagli antenati. Quando questa energia si rivela e vi spinge, bisogna sorridere a questa energia e dire: “Buongiorno, energia dell’abitudine, ti riconosco, non mi puoi spingere. Mi voglio stabilire nel momento presente”. E fate un’inspirazione in presenza mentale, e fate un passo in presenza mentale. Sono già a casa, non voglio più correre, sono già arrivato.Campana
Anche quando siete nella posizione potete praticare seguendo questa piccola poesia.
La meditazione seduta in presenza mentale è una gioia. Con un cuscino, potete rimanere venti, trenta minuti in questa posizione. Non è una faticaccia, si può trovare una gioia profonda nella posizione seduta in presenza mentale.
Nella posizione seduta potete essere completamente rilassati, potete sedervi come un buddha. È facile, e dà molta gioia questa posizione. La posizione del loto è molto stabile, mantenete la colonna vertebrale diritta, ma non rigida, permettete al corpo di rilassarsi. In questa posizione si può realizzare la stabilità e il rilassamento nello stesso tempo. Non dovete fare niente, non c’è niente da fare, c’è solo qualcosa da cui trarre gioia.
Nelson Mandela è venuto in Francia per la prima volta, per fare visita a Mitterand. I giornalisti gli hanno domandato cosa desidererebbe fare di più e lui ha risposto: “Quello che desidererei fare soprattutto è sedermi e non fare niente, perché da quando mi hanno rilasciato dalla prigione sono troppo occupato e non ho più avuto il tempo di sedermi a fare niente”. Perciò Mandela ha sentito il bisogno di sedersi e di non fare niente, ecco la meditazione seduta. Questo dovrebbe procurare felicità, benessere, stabilita. Non si deve lottare durante la meditazione seduta, bisogna lasciarsi essere rilassati e cominciare la respirazione consapevole. Sull’inspirazione dite sono a casa e sull’espirazione sono arrivato, e dovete seguire il respiro fino in fondo, e potete sentire la gioia mentre respirate. Non avete bisogno di riflettere, di pensare. Non ci sono pensieri o riflessioni da fare. Ci si lascia liberi, si segue il respiro.
Inspiro, è un’inspirazione. Espiro, è un’espirazione.
Inspiro, sono davvero a casa, non voglio più correre.
Espiro, sono già arrivato, niente da fare, nessun luogo dove andare.
Non so se a Mandela danno la possibilità di sedersi, se può davvero sedersi così. Ne dubito. Autorizzatevi a rilassarvi, stabilitevi nel momento presente e traete gioia da momento presente. Nella vita moderna è un lusso potersi sedere e non fare niente e questa è la meditazione seduta. Per me è autentica civiltà. Bisogna farlo per Mandela e per le altre persone che sono troppo occupate nella loro vita quotidiana e che non hanno la possibilità di vivere la loro vita in profondità.
Sostenuti dagli amici del sangha, potete rimanere nella posizione seduta e praticare il respiro consapevole.
Sono a casa, sono arrivato.
Mi sento stabile, mi sento libero.