Tratto da Canti e recitazioni di Plum Village pp. 281-285

Il diamante che recide l’illusione

Per il testo completo e il commento si veda Thich Nhat Hanh, Il diamante che recide l'illusione, Roma, Ubaldini, 1995.

Gatha di apertura
Come possiamo vincere la paura della nascita e della morte e divenire indistruttibili come il diamante? In che direzione dobbiamo orientate la nostra pratica per essere liberi da migliaia di illusioni? Se la mente risvegliata mostra la sua compassione e apre davanti a noi lo scrigno del tesoro, allora potremo portare nelle nostre vite i meravigliosi insegnamenti del diamante.

Discorso
Questo è quanto ho udito una volta che il Buddha dimorava nel monastero del parco di Anathapindika, nel boschetto di Jeta, vicino alla città di Sravasti, con una comunità di milleduecentocinquanta bhiksu.

Quel giorno, al momento della raccolta delle offerte, il Buddha indossò il suo sanghati e, con la ciotola tra le mani, si reco nella città di Sravasti per mendicare il cibo, andando di casa in casa. Terminata la questua, tornò al monastero per consumare il pasto di mezzogiorno. Ripose il sanghati e la ciotola, si lavò i piedi, sistemò il cuscino e si sedette.

A quel punto il Venerabile Subhuti si alzò, scoprì la spalla destra, pose un ginocchio a terra e, giungendo le mani in segno di rispetto, disse al Buddha: "Onorato dal mondo, è raro trovare una persona del tuo valore. Tu sostieni sempre i bodhisattva e mostri grande fiducia nei loro confronti.

"Onorato dal mondo, se donne e uomini di sani principi volessero generare la più pura e realizzata mente del risveglio, su che cosa dovrebbero basarsi e cosa dovrebbero fare per padroneggiare la loro mente?"

Il Buddha disse a Subhuti: "Ecco come i bodhisattva mahasattva padroneggiano la loro mente: 'Per quante infinite specie di esseri viventi esistano, sia nati da uova, che dall’utero materno, dall’umidità o spontaneamente; sia che abbiano una forma, sia che non abbiano una forma; sia che abbiano percezioni, sia che non abbiano percezioni; o per quanto si dica che abbiano percezioni o che non abbiano percezioni, dobbiamo condurre tutti questi esseri al Nirvana, così che raggiungano la liberazione. E quando questo incalcolabile, incommensurabile, infinito numero di esseri avrà raggiunto la liberazione, noi non penseremo, in realtà, che un solo essere sia stato liberato'.

"Perché è così? Subhuti, se un bodhisattva resta attaccato all’idea dell’esistenza di un sé, di una persona, di un essere vivente e della durata di una vita, quella persona non è un autentico bodhisattva.

"Inoltre, Subhuti, quando un bodhisattva pratica la generosità, per praticare la generosità non si basa su forma, suono, odore, gusto, tatto o dharma. Questo, Subhuti, è lo spirito con il quale un bodhisattva pratica la generosità, egli non si basa sui segni. Perché? Se un bodhisattva pratica la generosità senza basarsi sui segni, i meriti di tale virtù non possono essere concepiti né misurati.

"Subhuti, se un bodhisattva, quando pratica la generosità, non si basa su alcun concetto, la felicità che deriva da tale atto virtuoso è grande come lo spazio, non può essere misurata. Subhuti, i bodhisattva dovrebbero lasciare che la loro mente dimori negli insegnamenti che ho appena dato.



Il Venerabile Subhuti disse al Buddha: "Nei tempi a venire, ci saranno ancora persone che, ascoltando questi insegnamenti, avranno davvero fede e fiducia in essi?"

Il Buddha rispose: "Non dire così, Subhuti. Cinquecento anni dopo la morte del Tathagata, ci saranno ancora persone che assaporeranno la gioia e la felicità che derivano dall’osservare gli addestramenti alla consapevolezza. Nell’ascoltare queste parole, quelle persone avranno fede e fiducia che questa è la verità. Sappi che quelle persone avranno seminato bene non soltanto durante la vita di un Buddha o anche di due, tre, quattro o cinque Buddha, ma in realtà avranno piantato semi salutari durante la vita di decine di migliaia di Buddha. Chiunque generi, anche per un solo secondo, una fiducia pura e sincera nell’ascoltare queste parole del Tathagata, sarà conosciuto e visto dal Tathagata e, grazie a questa comprensione, otterrà una felicità incalcolabile. Perché?

"Perché quella persona non è prigioniera dell’idea di un sé, di una persona, di un essere vivente e della durata di una vita. Non è prigioniera dell’idea di un dharma o dell’idea di un non dharma. Non è prigioniera della nozione che questo è un segno e quello non è un segno. Perché? Se si è prigionieri dell’idea di un dharma, si è ancora prigionieri dell’idea di un sé, di una persona, di un essere vivente e della durata di una vita. Se si è prigionieri dell’idea che i dharma non esistono, si è ancora prigionieri del sé, di una persona, di un essere vivente e della durata di una vita. Per tale motivo non dovremmo essere catturati dai dharma o dall'idea che i dharma non esistono. Questo è il significato più profondo quando il Tathagata afferma: 'Bhiksu, sappiate che tutti gli insegnamenti che vi offro sono una zattera'. Tutti gli insegnamenti devono essere abbandonati, per non parlare dei non insegnamenti".

Il Buddha disse: "Quindi, Subhuti, tutti i bodhisattva mahasattva dovrebbero dare origine a un’intenzione chiara e pura in questo spirito. Nel dare origine a questa intenzione non dovrebbero basarsi su forma, suono, odore, gusto, tatto o dharma e la loro mente non dovrebbe dimorare in nessun luogo.

"Perciò, Subhuti, quando un bodhisattva genera l'incomparabile mente del risveglio, deve abbandonare tutte le idee. Nel generare quella mente non può basarsi su forma, suono, odore, gusto, tatto o dharma. Può solo generare una mente che non sia prigioniera di nulla.

"Subhuti, un bodhisattva che, per praticare la generosità, dipende ancora dai concetti è simile a chi cammina nel buio. Non vede niente. Al contrario, quando un bodhisattva non dipende dai concetti per praticare la generosità, è simile a chi ha buona vista e cammina sotto la luce splendente del sole. Può distinguere ogni forma e colore.

Dopo aver ascoltato il Signore Buddha offrire questo discorso, il Venerabile Subhuti, i bhiksu e le bhiksuni, uomini e donne laici, dèi e asura, pieni di gioia e fiducia, iniziarono a mettere in pratica gli insegnamenti.

Vajracchedika Prajnaparamita Sutra
Tripitaka Taisho riveduto 335