Una volta un giovane sconsolato e piangente si recò dal Buddha.
Il Beato allora gli chiese:
“Perché stai piangendo, ragazzo? Che ti è successo?”
“Signore, sono disperato perché mio padre è morto”.
“Ne sono addolorato, ma cosa si può fare, anche piangendo non ritornerà in vita!”.
“Certo, Signore, io so bene che piangendo non lo riporterà in vita, ma sono venuto qui da te perché tutti dicono che sei un Santo, un Risvegliato, per cui, Signore, ti prego, fai tu qualche cosa per il mio caro padre.”
“Ma che posso fare per tuo padre che è morto?”
“Ma, venerabile Signore, tu sei molto potente. Qui in città ci sono monaci anche poco realizzati e di scarsa cultura che dicono di poter aprire le porte dei cieli, celebrando i rituali di morte. Allora tu, ben più potente di loro, se celebrerai un rito per mio padre sicuramente per merito di questo rito gli farai raggiungere i cieli per sempre, dove sarà felice, quali che siano state le azioni da lui compiute in questa vita”.
Il Buddha, comprendendo che inutili sarebbero state le sue obiezioni a tali parole, disse allora al ragazzo:
“Va bene, ti aiuterò. Vai al mercato in città e acquista due vasi “.
Il ragazzo, felice di aver convinto il Buddha a celebrare il tanto agognato rito, corse in città, acquistò i vasi e velocemente ritornò.
Il Buddha allora gli disse:
“Bene, ora riempine uno di sassi e uno di burro schiarito, sigillali bene, portali laggiù in quello stagno e mettili nell’acqua.”
Il ragazzo, sempre più contento e speranzoso, fece quanto il Buddha gli aveva detto. Si recò allo stagno e depositò i vasi sul fondo, certo che il Buddha avrebbe fatto un rituale meraviglioso per suo padre.
Il Buddha allora disse:
“Bene, ragazzo; ora prendi un bastone e con un colpo rompi i vasi nell’acqua”.
Il giovane, sorridendo tra sé e sé, pensò: “Che cosa sublime, che cosa meravigliosa: il Beato produrrà ora un grande prodigio per il mio povero padre morto, il cui corpo ieri è stato cremato e a cui io, come vuole la tradizione, ho rotto il cranio con un colpo di bastone, per permettere al suo spirito di salire nei cieli. Forse ora, rompendo questi vasi, il suo spirito godrà per sempre la beatitudine dei cieli”.
Impugnò il bastone e vibrò i colpi, fracassando i vasi; il burro contenuto nel primo si sparse sulla superficie dell’acqua, mentre i sassi dell’altro andarono a fondo.
Il Buddha sorrise e disse al giovane:
“Bene, questo è tutto quello che posso fare. Ora va’ in città; chiama quei tuoi monaci tanto esperti di riti e chiedi loro di venire e di fare i loro canti e cerimonie, implorando: ‘sassi, o sassi, venite a galla! O burro, o burro, scendi sul fondo!’ Fammi vedere se è possibile”.
“Ma, Signore, mi vuoi prendere in giro? Come è possibile far questo? I sassi per legge di natura sono più pesanti dell’acqua e vanno a fondo, mentre il burro, per legge di natura, è più leggero e perciò galleggia. Non è possibile che sia altrimenti”.
Il Buddha allora concluse:
“Bene ragazzo, se conosci così chiaramente le leggi di natura, perché ti ostini a non capire quest’altra legge naturale: se durante tutta la sua vita tuo padre ha compiuto azioni negative e pesanti come i sassi, sarà costretto ad affondare, chi può riportarlo in superficie? Se le sue azioni sono state positive e leggere come il burro, sarà spinto a salire, chi può tirarlo giù? Questa è la legge di natura. Ognuno alla fine della vita ha il peso che si è costruito e nessuno glielo può alleviare neanche di un grammo”
Dal “Samyutta Nikaya” ~ XLII, VII 6